SERGE

spettacolo di teatro musicale ispirato alla vita e all’opera di Sergei Diaghilev

 


Ideazione Luigi De Angelis e Michael Rauter | Regia, Luci, Scenografia Luigi De Angelis | Direzione musicale Michael Rauter | Musica, Performance Solistenensemble Kaleidoskop| Performer Marco Cavalcoli | Sound design Johann Günther e Hubert Westkemper | Costumi Chiara Lagani | Skin painting Nicola Fagnani | Assistente luci e allestimento Giovanni Cavalcoli | Collaborazione drammaturgica Boram Lie | Musica Michael Rauter – Serge (2018) ispirato e basato su alcuni estratti di Claude DebussyPrélude à l’après-midi d’un faune, Maurice RavelDaphnis Et Chloé, Erik Satie Parade Solistenensemble Kaleidoskop Paul Valikoski violino | Mari Sawada violino | Ildiko Ludwig viola |Yodfat Miron viola | Michael Rauter violoncello | Ulrike Ruf violoncello | Clara Gervais contrabbasso | Direzione di produzione Solistenensemble Kaleidoskop (Michael Hohendorf, Volker Hormann, Lisa Mitschke, Anne Odoj, Carla van der Minde) | Foto ©Katya Abramkina


 

SERGE è uno spettacolo di teatro musicale ispirato alla vita e all’opera di Sergei Diaghilev. Diaghilev è stato un famoso impresario russo, cosmopolita e artista visionario, che diede nuovo corso alle forme della danza, della musica e dell’arte performativa. Nel 1909, Diaghilev fondò i Balletti Russi, che girarono il mondo prima di stabilirsi a Parigi, all’indomani della Rivoluzione Russa del 1917. Avrebbero cambiato per sempre il volto della performance, fino ad allora conosciuto. I Balletti Russi divennero una delle compagnie di balletto più influenti del Ventesimo secolo e passarono alla Storia per le innovative collaborazioni artistiche che seppero immaginare tra coreografi, compositori, artisti e designers: tra gli altri, Igor Stravinsky, Claude Debussy, Erik Satie, Maurice Ravel, Pablo Picasso, Henri Matisse, Joan Mirò, Léon Bakst, Michel Fokine, Vaslav Nijinsky e George Balanchine.
Diaghilev sapeva sedurre intere platee dando vita, ovunque andasse, a un nuovo gusto e a una nuova estetica. La sua abilità di seduzione era provata dall’influenza che il suo lavoro aveva sull’arte scenica che impazzava all’epoca in Europa e sull’edonistica ed estetica sensibilità che scaturiva dalla nuova consapevolezza del pubblico. Nelle connessioni che creava nel mondo dell’arte, Diaghilev era come un vento forte, un ciclone in grado di catturare le energie che generava e di spargerle intorno a sè: la sua visione prevedeva che varie forme artistiche potessero salire sullo stesso palcoscenico e, di conseguenza, iniziò a coinvolgere, all’interno delle sue produzioni, iconici compositori e pittori del tempo.

Il serpente è il simbolo della seduzione, dell’ambiguità e della creatività. E come ogni simbolo può essere molto versatile, potendo rappresentare il maschile, il femminile oppure l’autogenerazione da sé medesimo. Per raggiungere il suo obiettivo, il serpente non si muove mai lungo una linea retta, ma sta contemporaneamente su entrambi i crinali di una linea, passando di continuo da una prospettiva all’altra. Se potessimo disegnare uno schema della vita di Diaghilev e delle connessioni cui seppe dar vita, vedremmo un’immagine che assomiglia a una spirale infinita, come uno scheletro di un serpente.
n è un viaggio nell’universo del lavoro di Diaghilev. Il serpente incarna lo spirito e l’essenza della sua parabola.

L’etimologia della parola “seduzione” viene dal latino sed-ducere, che significa “portare altrove”, ma anche “fuorviare”, “ingannare”. È lo stesso in tedesco con la parola Ver-führung. Quando veniamo sedotti, siamo catturati, rubati da un preciso origine di significati, portati altrove e agguantati da una forza alla quale non possiamo resistere. La seduzione è la sovversione di un ordine. Siamo improvvisamente adescati in un nuovo universo esotico, con tutte le sfaccettature positive e negative con cui dobbiamo relazionarci. Perdiamo coscienza nei nostri limiti e ci immergiamo nell’oscurità… Anche l’etimologia della parola “sedizione” (insurrezione) è collegata alla seduzione: viene dal latino sed-ire, ossia “andare in un’altra direzione”. Per gli antichi Greci la seduzione era sempre un’azione divina. Durante la seduzione siamo passivi, governati dalla passione e da un intimo daimon. In un mondo in cui Eros va soccombendo, sostituito dal perpetuo consumo dell’oggetto e dell’identico, SERGE vuole essere un’ultima chiamata alle energie speciali della musica e del teatro evocate dalle vestigia dell’universo di Diaghilev.

A partire dalle trascrizioni delle partiture coreografiche di Nijinsky e delle sue annotazioni sul Prélude à l’après-midi d’un faune, i musicisti del Solistenensemble Kaleidoskop incarnano l’infinita spirale di movimento di змея – il serpente, dal russo – che, con tutte le sue forze, sboccia dalla loro pelle e attraverso la loro musica. Mentre suonano i musicisti sono sedotti da quella “febbre” e i loro gesti riverberano nell’aria come sintomi o ricordi, frammenti delle coreografie dei Balletti Russi. Kaleidoskop, Luigi De Angelis e l’attore Marco Cavalcoli disegnano una “coreografia della seduzione” dando vita a un catalogo tematico di gestualità basato sulle famose coreografie dei Balletti Russi, mescolandoli a gestualità che vengono  invece dalla vita di tutti i giorni. Marco Cavalcoli incarna la figura di Sergei Diaghilev: è come un pifferaio, la sua accordatura di un pianoforte a coda rappresenta la manipolazione, il suo veleno seduttivo che genera e manipola l’intero spettacolo.
L’ideazione musicale si basa su opere commissionate per i Balletti Russi, opere che oggi sono divenute pietre miliari. L’opera centrale è una versione da 70 minuti del Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy. Incentrata intorno ai suoni dell’accordatura di un pianoforte, l’opera è un continuum al cui interno altre musiche appaiono e scompaiono, vanno in luce e tornano nel buio.
La ricomposizione di opere quali  Le Sacre du Printemps di Stravinsky, Daphnis et Chloé di Ravel e Parade di Erik Satie gioca con la percezione del pubblico, eliminando via via singoli parametri di queste composizioni: all’interno di SERGE, il ritmo arcaico di un’opera può interagire con le strutture armoniche di un’altra. Suonata solo da sette musicisti, la musica – in origine scritta per grandi orchestre sinfoniche – si trasforma in una intima musica da camera, in cui i suoni originali riverbereranno nelle menti degli spettatori.
In questo paesaggio musicale, fondato su un  articolato riarrangiamento, appaiono alcuni frammenti delle composizioni originali come se fossero rovine che rievocano il mondo musicale e sonoro di Diaghilev.  Il lavoro, basato  su opere molto conosciute, diviene però una nuova composizione che contiene il DNA musicale dei Balletti Russi.

 

DATE PASSATE

17-18 novembre 2018, Berlino, Radialsystem V

20-21 novembre 2018, Roma, Romaeuropa Festival, Auditorium Parco della Musica