LUCINDA MUSEUM

Adieu pour elle

 


ideazione Luigi De Angelis, Chiara Lagani, Antonio Rinaldi
 | drammaturgia e costumi Chiara Lagani
 | scene e luci Luigi de Angelis, Antonio Rinaldi | 
fotoroscopo Antonio Rinaldi
 | fotografie Enrico Fedrigoli
 | immagini video Zapruder Filmmakersgroup
 | costume di Lucette BOBOUTIC | 
regia Luigi De Angelis | 
organo Elena Sartori | con Sara Masotti, Marco Cavalcoli, Luigi De Angelis, Chiara Lagani | direzione tecnica Antonio Rinaldi
 | realizzazione scenotecnica Antonio Rinaldi con Melissa Cappelli, Elisa Eusebi, Francesca Gobbi, Elidio Bilanzuoli
 | sartoria Laura Graziani Alta Moda
 | Si ringraziano AHLBORN per la gentile concessione dell’organo digitale, il bar Barnum, Ravenna Teatro, Rodolfo Sacchettini, Sofia Vannini


 

Poor L.
Ci dispiace che tu sia partita così presto. Ci dispiace ancor più di aver attirato la nostra Esmeralda e Sirena in una brutta birichinata. Non faremo mai più con te questo genere di giochi, caro uccello di fuoco. T’imploriamo di scusarci. Davanti alle rimembranze, alle braci, alle membrane della bellezza gli artisti e gli imbecilli perdono il controllo.
Volevamo ammirarti e divertirti, UDP (uccello del paradiso). Ci siamo spinti troppo in là. Siamo pentiti di questa scena vergognosa ma fondamentalmente innocente. Sono tempi di sollecitudine emotiva e di riassestamento.
 Distruggi e dimentica.

Teneramente tuoi A. e V.
 (in ordine alfabetico)

 

TOUR

 

23/24 giugno 2006 | Torino, Festival delle Colline Torinesi, Cavallerizza Reale
24/25/26 novembre 2005 | Ravenna, Galleria Ninapì

 

RASSEGNA STAMPA

 

“Un museo per l’amata Lucette”, Magda Poli Il Corriere della Sera, 3 settembre 2006

Da anni la compagnia, la “bottega d’arte” Fanny & Alexander lavora sul romanzo di Vladimir Nabokov Ada o ardore del 1969, ideando un’affascinante concatenazione di spettacoli, “dimore” nelle quali vive la storia della passione incestuosa tra Ada e Van che dalla prima adolescenza corre fino agli 80 anni, nella quale il sesso, il tempo, la follia si intrecciano nelle forme più alte e più abbiette per disegnare panorami dell’anima.

Il misterioso e raffinato “Lucinda Museum” di Luigi de Angelis, Chiara Lagani e Antonio Rinaldi è una tappa del viaggio in una cronaca famigliare che diventa studio sul significato della memoria, della vita, della morte, tra giochi enigmistici che scardinano i confini linguistici e lanciano ponti tra significati.

Villa Lucinda è il piccolo museo che Van dedica alla sorellastra Lucette la quale, capito che non potrà mai avere per sé Van, si è suicidata gettandosi dalla nave sulla quale lo aveva incontrato. In questo intimo museo, tra ritratti e fotografie un grande specchio si apre per scoprire una stanza con una vasca da bagno nella quale Lucette si lava mentre un organo canta note di Ligeti di pacato dolore e sul fondo da una porta a vetri compaiono Van e Ada, lontani, complici e inavvicinabili.

Nel nero della scena si illuminano parole, lettere, enigmi di un sentire che sa di morte. E l’atmosfera è quella di uno sprofondare in se stessi sprofondando nell’infinito della fine di Lucette. Sensazioni intrappolate in una stanza, spiate senza vergogna, sensazioni di una vita che impone di guardare ancora per riuscire alla fine a scomparire, come Lucette novella Euridice, trascinati non dalle tenebre ma dalla luce del conoscere.

 

La struggente solitudine del ricordo, Alessandro Fogli, Il Corriere di Romagna, 29 novembre 2005

Se con Vaniada – ambientato nell’oltretomba – Fanny & Alexander sembravano aver trovato la perfetta compiutezza del loro multiforme Ada, cronaca familiare, ineffabile saga tratta dal capolavoro di Vladimir Nabokov Ada o ardore e cesellata sui miti di Eros e Thànatos, è però in questo nuovo (e apparentemente conclusivo) Lucinda Museum che la morte – come idea, mai rappresentata – assume un vero, doppio ruolo di termine di ciò che è e di catarsi per ciò che rimane.

Spezzando il cronotopo del suicidio di Lucinda Veen (la piccola Lucette, sorella della protagonista Ada, anch’ella innamorata perdutamente di Van) avvenuto in Ardis II, Fanny & Alexander ne riportano il triste fantasma immerso in una vasca da bagno – suggestiva dell’ambigua liaison pre-adolescenziale con Ada e Van ma anche del suo annegamento – e all’interno di una stanza spoglia, cupa, fredda. Con lei, in un angolo malamente illuminato, i due silenti pseudospettri di Ada e Van. In questa stanza si consumano lo smarrimento e il dolore di Lucette, ma anche il rimorso e la consapevolezza degli enfants maudits, reso non tramite immagini o azioni drammaturgiche, bensì per mezzo dell’inquietante partitura dei Volumina di György Ligeti che questi Ada e Van eseguono all’organo. La musica, fortemente evocativa, fa da contrappunto allo sconcerto di una Lucette che non necessita parole per esprimere la sua immane solitudine, la sua sconfitta, la rassegnazione di non aver mai ottenuto l’oggetto dei suoi desideri, la coscienza di essere stata trascinata in un gioco tragicamente pericoloso. Contestualmente, le ombre e le voci di altri due Ada e Van – giovani, infuocati, incoscienti – emergono e si agitano in una stanza contigua, la stanza dei ricordi, ripercorrendo in un tourbillon di memoria impazzita tutti i momenti che, ora è spaventosamente chiaro, avrebbero portato Lucette al suo destino, ma giungendo anche alla dolorosa consapevolezza delle proprie azioni e all’ammissione con la “rimembranza” di Lucette di queste e della loro dissennatezza.

E’ dunque qui, su questo struggente “adieu por Elle”, che la sirena Lucinda Veen può finalmente alzarsi dalla sua acqua traditrice ed entrare, questa volta per sempre, nella stanza dei ricordi, mentre agli spettatori (o coprotagonisti?) non resta che cercare risposte sulla superficie del sipario-specchio che cala su Lucinda Museum e su Ada, cronaca familiare.