Il Barbiere di Siviglia
Gioacchino Rossini
melodramma buffo in due atti
libretto di Cesare Sterbini dall’omonima commedia di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
musica di Gioachino Rossini
prima rappresentazione Roma Teatro Argentina, 20 febbraio 1816
(Edizione Casa Ricordi, Milano)
nuovo allestimento Teatro Sociale di Rovigo in collaborazione con Fanny & Alexander
in coproduzione con Teatro Alighieri Ravenna, Teatro Verdi di Pisa, Teatro G.B. Pergolesi di Jesi, Teatro del Giglio di Lucca
Regia, scene, luci Luigi De Angelis | Costumi Chiara Lagani | Direzione musicale Giulio Cilona | Maestro del Coro Flavia Bernardi | Collaborazione alla regia Andrea Argentieri | Assistente alla regia Gabriele Galleggiante Crisafulli | Assistente ai costumi Lucia Sammarco | Personaggi e interpreti Rosina Mara Gaudenzi | Figaro Alessandro Luongo | Conte di Almaviva Matteo Roma | Bartolo Omar Montanari | Don Basilio Adolfo Corrado | Berta Giovanna Donadini | Fiorello Francesco Toso | Abitanti della città Giada Cerroni, Sofia Clemente, Maddalena Dal Maso, Francesco Dall’Occo, Andrea Gennaro, Enrico Zelante | Orchestra Regionale Filarmonica Veneta | Coro Lirico Veneto | Management Ifat Nesher Creative Artists Management, Marco Molduzzi | Organizzazione Maria Donnoli
Note di regia
di Luigi De Angelis
Per volere di mia madre, sono cresciuto senza televisione. Per anni il corrispettivo dell’esperienza della televisione è stato per me, oltre alla lettura di romanzi, l’ascolto di vinili e cassette di opere liriche. Una delle mie preferite, che ho ascoltato fino allo sfinimento nel periodo delle scuole elementari, erano un paio di cassette del Barbiere di Siviglia che mi avevano regalato per un compleanno.
Per questo motivo poter mettere in scena quest’opera è una grande emozione e allo stesso tempo significa essere proiettato da questa musica in una dimensione familiare, domestica, connessa alla quotidianità.
Una delle cose che mi ha sempre colpito del Barbiere di Siviglia di Rossini è il conflitto generazionale tra giovani e adulti, tra mondo antico e mondo moderno, che è ben rappresentata nella vicenda e sottolineata anche dalle scelte del compositore, quando ne delinea il carattere scegliendo per i vari personaggi appartenenti a uno o all’altro mondo forme musicali più vecchie o più contemporanee, non senza ironia.
Quando mi è stato chiesto di mettere in scena Il Barbiere di Siviglia mi è subito venuto in mente un film a cui sono molto affezionato, Play Time di Jacques Tati, il grande comico, mimo e regista francese. Jacques Tati era profondamente ferito dalle trasformazioni in atto nella società del suo tempo e in particolare del passaggio da una Francia rurale, ancora espressione di un’umanità genuina, a un mondo standardizzato, stereotipato, dove vigeva la logica della reiterazione e consumo dell’identico. Il suo film Play Time è un vero affresco divertito, leggero e allo stesso tempo feroce, delle idiosincrasie, degli incagli e degli inciampi del mondo moderno, con tutti i suoi tic e le sue nevrosi.
Questa rappresentazione cinematografica del nostro mondo mi è sembrata molto simile a quella del Barbiere di Siviglia di Rossini, dove i personaggi non hanno un vero e proprio sviluppo psicologico, ma sono piuttosto dei “tipi”, come se quest’opera fosse un carnevale delle maschere e dei caratteri di un mondo che tanto ci assomiglia.
Per questo ho immaginato di ambientare il Barbiere all’interno e all’esterno di un’unità abitativa contemporanea, alla Le Corbusier, dove vita privata e pubblica si sovrappongono in un’architettura standardizzata dalle grandi vetrate, che permettono alla comunità degli sguardi di potere entrare nel privato e confondere i piani di una dimensione sociale con una dimensione più intima.
Si sa, il meccanismo del riso non è mai individuale, ma sempre si ride in compagnia, in un salotto davanti alla tv, oppure a teatro, in uno spazio comunitario. Si ride degli errori altrui, delle rotture delle convenzioni, dell’incongruo, quando ne siamo osservatori esterni e per rispecchiamento, perché se qualcuno inciampa, un pochino inciampa anche una parte di noi.
In questa unità abitativa che si sviluppa su due piani con quattro ambienti speculari, si svolgeranno le vicende del Barbiere e davanti ad essa prenderà vita la città con i suoi personaggi e caratteri, possibili maschere del nostro tempo.
Il conflitto generazionale prenderà forma non solo dalla vicenda del Barbiere, ma anche attorno ad essa con piccole epifanie e presenze nella strada o in casa che possano essere di volta in volta riverberi della vicenda stessa, tra spazio sociale e spazio privato, richiedendo allo spettatore di annodare con leggerezza ulteriori fili invisibili. Se in Play Time di Jacques Tati sono le piccole manifestazioni del mondo rurale più antico a riportare lo sguardo sulla poesia dell’umano, qui in questa dimensione contemporanea della vicenda sarà la dimensione adolescenziale, con la sua poesia disarmante, a mostrare che un’altra prospettiva e un’altra visione forse è possibile al di fuori della macchina tritatutto del nostro tempo, al di fuori delle convenzioni di un mondo che perpetra il consumo dell’identico, a discapito delle espressioni genuine dei sentimenti e delle emozioni.
Rossini con la sua musica e la genialità delle soluzioni del libretto di Sterbini porta uno sguardo divertito, leggero ma allo stesso tempo feroce sui tic, sugli inciampi, sulle idiosincrasie e le nevrosi del nostro quotidiano, in una giostra vorticosa, destinata all’horror vacui, ma che forse ci mette a nudo di fronte a noi stessi.
Debutto: Teatro Sociale, Rovigo, venerdì 31 marzo 2023 ore 20.30, domenica 2 aprile 2023 ore 16;
Teatro Alighieri, Ravenna, venerdì 21 aprile 2023 ore 2o.30, domenica 23 aprile 2023 ore 15.30