I LIBRI DI OZ
di e con Chiara Lagani | testi di Frank Lyman Baum tradotti da Chiara Lagani per i Millenni di Einaudi | illustrazioni Mara Cerri | regia e animazioni video Luigi De Angelis | paesaggio sonoro Mirto Baliani | cura del suono e supervisione tecnica Vincenzo Scorza | organizzazione Maria Donnoli, Marco Molduzzi | comunicazione e promozione Maria Donnoli | amministrazione Stefano Toma, Marco Molduzzi produzione Elastica, E/Fanny&Alexander
Dopo Il meraviglioso mago di Oz, Baum scrisse altri tredici romanzi ambientati nello stesso mondo, con la piccola Dorothy e i suoi vecchi amici, ai quali se ne aggiungono via via di nuovi non meno bizzarri e simpatici, come Testadizucca, lo Scarasaggio Sommamente Eccessivo, la gallina Billina, la Tigre Famelica, l’automa Tic-Toc che pensa e parla solo se caricato a molla, e tanti altri. I romanzi successivi, sebbene poco o nulla conosciuti in Italia, non sono affatto inferiori al capostipite.
Chiara Lagani, fondatrice della compagnia teatrale Fanny & Alexander, negli anni scorsi ha messo in scena un ciclo di spettacoli tratti dai libri di Oz: ora, per i Millenni di Einaudi, ha tradotto e antologizzato i quattordici romanzi, ha scritto i collegamenti tra un episodio e l’altro per dare le informazioni necessarie sulle parti tagliate, ha corredato il volume di brevi note che mettono in luce ulteriori riferimenti tra i vari racconti. In collaborazione con lei, Mara Cerri ha realizzato una serie di disegni a colori e in bianco e nero che accompagnano le storie di Dorothy e dei suoi soci.
Il recital porta lo spettatore a percorrere idealmente, attraverso la voce di Chiara Lagani e in circa un’ora di spettacolo, lo spirito del ciclo dei libri di Oz, passando da un romanzo all’altro come se fossero i capitoli di un’unica grande storia che è stata oggetto delle più svariate interpretazioni, da quelle politiche a quelle religiose, gnostiche, psicanalitiche.
Ad ogni appuntamento è previsto un ospite sollecitatore di questioni sempre diverse: i libri di Oz sono una piccola enciclopedia di temi celebri. Si potrà di volta in volta parlare di mito, di storia, di sistemi politici e costituzioni fantastiche, di giochi di parola, dei cervelli e dei cuori celebri della storia, di utopie, della fascinazione per la tecnologia e la scienza, di femminismo…
L’assoluto valore di questi romanzi sta infatti proprio nel non farsi costringere in nessuno schema interpretativo; la libertà narrativa di Baum, la sua continua invenzione fantastica, gli esilaranti giochi linguistici, l’ambivalenza emotiva, fra comicità, paura e malinconia, attivano da sempre una misteriosa complicità con i lettori di ogni età che appartiene ai piaceri dell’intelligenza e alla sostanza della vera letteratura.
foto Luigi De Angelis
RASSEGNA STAMPA
Alice del Mutolo, I libri di Oz
Matteo Tamborrino, I libri di Oz. Il ritorno di Chiara Lagani a Baum
Marta Rizi, Il ciclone OZ colpisce le Colline Torinesi
Maria Francesca Sacco, Inequilibrio Festival e le indagini sul reale
I libri di Oz al Festival delle Colline Torinesi 23, di Alice del Mutolo | Teatro Dams Torino | 5 giugno 2018
Ambiente scuro, un grande proiettore bianco che risalta sul fondo della scena. Un tavolino nero al centro con sopra un grande libro, una lente tonda, delle scarpette rosse. Ecco la scena semplice, essenziale e per questo estremamente esplicativa de I libri di Oz, spettacolo che è andato in scena domenica 3 giugno presso Caffè Muller per il Festival delle Colline Torinesi.
Chiara Lagani, fondatrice della compagnia teatrale Fanny & Alexander, ha tradotto e antologizzato per i Millenni di Einaudi i quattordici romanzi di Baum ambientati nel magico mondo di Oz. Con lei ha collaborato l’illustratrice Mara Cerri, realizzando una serie di disegni a colori e in bianco e nero per accompagnare le storie, ma soprattutto per aprire nuove chiavi di lettura e per dare nuova vita a racconti che da più di un secolo accompagnano l’infanzia dei bambini.
È proprio con l’ausilio di queste interessanti illustrazioni, proiettate alle spalle dell’attrice, e di alcuni suoni abilmente scelti, che Chiara Lagani inizia a raccontare lo spirito del ciclo dei libri di Oz: inizia leggendo dal libro, ma subito quello che sembra essere un reading si trasforma in un vero e proprio recital grazie al carisma dell’attrice, che pur essendo sola sulla scena, dà l’impressione di essere circondata da tutti i personaggi nominati.
Con l’ausilio di un microfono crea effetti sonori e voci per ogni protagonista della storia che prende la parola.
Quasi come una maestra che vuole insegnare ai suoi alunni la creatività da dietro la cattedra, anche Chiara Lagani rimane quasi sempre in piedi dietro al tavolino e per questo può sembrare un po’ statica, ma grazie al movimento della parte superiore del corpo e al controllo e l’uso della voce, riesce a trasportare tutti gli spettatori nella storia che sta abilmente raccontando, catturando l’attenzione per tutto il tempo.
Tramite l’evocazione di queste storie e dei personaggi sono tanti i temi affrontati dall’antologia, che chiaramente si rivolge anche agli adulti, pur essendo pensata per i bambini: dall’immaginazione al mito, dall’amore alla morte, le tematiche sono molteplici e tutte possono dare spunti di riflessione.
I libri di Oz. Il ritorno di Chiara Lagani a Baum, di Matteo Tamborrino | KLP Teatro | 7 giugno 2018
Esistono ossessioni nella vita di ciascuno di noi. In quella della compagnia Fanny & Alexander quest’ossessione si chiama Lyman Frank Baum.
A più di dieci anni di distanza da Him, Emerald City e Kansas, e dopo aver attraversato tutti e quattro i punti cardinali (facendo portare a casa a Francesca Mazza anche un bel premio Ubu per West), Chiara Lagani viene catapultata al Café Müller di Torino – forse scaricata qui dalle scimmie volanti, forse battendo tre volte i tacchi – scegliendo di proporre al pubblico del Festival delle Colline Torinesi un reading poliedrico, con lacerti di narrazione cavati dalla monumentale (ma ancora troppo inesplorata) saga di Oz, da lei recentemente tradotta per i Millenni di Einaudi: un mondo – quello creato all’alba del Novecento da Baum – traboccante di colori e di modernità, di magia e di ruvidezza, di bizzarrìe e di dolore.
La mise en éspace (in arrivo a Cesena domenica 10 giugno) diventa vera e propria fabula teatrale, grazie anche al ritmo cadenzato e mai monotono della voce dell’attrice, cinta in un elegante abito blu. Impeccabile il “paesaggio sonoro” curato a quattro mani da Mirto Baliani e Vincenzo Scorza, che rendono possibile ad esempio al Leone esprimersi con un certo naturalismo.
Le arcinote vicende del ciclone e di Dorothy Gale, del cane Toto e del mago impostore si mescolano a quelle di personaggi più umbratili, quantomeno per noi italiani: le storie favellate di Testadizucca, della gallina Billina e di “Lady Woodman” (la bella dell’uomo di latta, per intenderci) invadono il palcoscenico, mentre alle spalle della pluriabitata protagonista si stagliano le delicate raffigurazioni di mano dell’illustratrice Mara Cerri, una John R. Neil 2.0.
Fra tutti, il frammento più affascinante è quello che vede come protagonista Lady Ev, al secolo la bisbetica regina Langwidere, una collezionista di teste che cambia spesso volto, maschera, senza mai mostrarsi per come in realtà è. Un perfetto esempio di trasformismo ante litteram che profuma di attualità politica.
Di fronte alla Lagani, un tavolo quasi spoglio, provvisto solamente di qualche oggetto di scena: come un vetro convesso utile a dilatare grottescamente il volto dell’attrice quando questa assume la parte del mago, presentatosi a Dorothy sottoforma di testa fluttuante; sulla sinistra, le iconiche scarpette (nel dubbio, di rubino e d’argento). Infine, al centro, il volume edito, posto là a mo’ di Sacra Scrittura.
E in effetti la saga fu fin da subito un classico del canone nordamericano, tanto che oggi – accanto ai quattordici romanzi d’autore compresi tra il “Wonderful Wizard” e “Glinda of Oz” (composti da Baum nell’arco di un ventennio, tra il 1900 e il 1920) – si situa un numero pressoché incalcolabile di apocrifi e riscritture.
«I libri di Oz – scrive la Lagani – sono una piccola enciclopedia di temi celebri. Si potrà di volta in volta parlare di mito, di storia, di sistemi politici e costituzioni fantastiche». La trad-attrice nutre però nel contempo anche forti interessi geografici: sfoggiando una dettagliatissima pianta di tutta Nonestica, ne dà pubblica lettura. La chiave di volta per intenderla è una soltanto: ad Oz si può arrivare in tanti modi (per lo più bruschi). Ma non è importante come ci si arrivi. L’importante è arrivarci. E stupirsi della sua fantasmagorica bellezza: «Definitely not Kansas!», commenta trasognata Judy Garland.
Un recital godibile e a tratti piacevolmente “notturno” che, senza esasperare o esasperarsi, stuzzica la fantasia dello spettatore, strappando all’occasione anche qualche sorriso.
Il Ciclone OZ colpisce le Colline Torinesi, di Marta Rizi | Lettera 22 | 8 giugno 2018
Da sotto i portici scrutiamo il cielo più grigio del solito, starà arrivando un altro uragano? Prima di sollevarci in aria in balia di una tromba d’aria scivoliamo al piano di sotto, nel ventre del Caffè Müller per la terza (piovosa) sera del Festival delle Colline. Non ho fatto nessun riferimento alla discesa nella tana del Bianconiglio, sebbene lo spazio cieco e pieno di meraviglie del Müller potesse indurre a farlo.
Infatti, o si sta con Alice o si sta con Dorothy, almeno cosi diceva Ray Bradbury. E questa sera siamo tutti con Dorothy. Le sue magiche scarpette rosse sono già lì con la promessa di incontrare non uno ma ben quattordici Maghi di Oz. Perché tanti sono i libri scritti da Frank Baum su quel fantastico mondo, tradotti e curati per i Millenni di Einaudi da Chiara Lagani, pilastro di Fanny e Alexander per la prima volta nelle vesti di traduttrice ufficiale – anche se ufficiosamente lo traduceva già da anni – come ci racconta lei stessa a fine spettacolo. I libri di Oz è un duetto per voce e colore interpretato dalla Lagani e dipinto da Mara Cerri, autrice delle illustrazioni del libro che accompagnano anche il recital. La narrazione cuce personaggi e vicende tratti dai tanti libri in una trama omogenea dandoci l’impressione si tratti di un unico grande romanzo.
Come dei bambini, seduti chi su sedie o sgabelli, chi per terra su cuscini rossi come le scarpette di Dorothy, ascoltiamo rapiti la storia della bambina del Kansas e dei i suoi amici di latta e di paglia, e tante altre storie mai ascoltate prima dove incontriamo Tic- Toc, un automa capace di pensare, parlare e muoversi a patto che gli si dia la carica; una crudele principessa dalle 100 teste intercambiabili; la Signorina Ritaglio creatrice di magiche e fragili bambine di carta. Chiara Lagani è una Dorothy-cantastorie, le sue tante voci ci accompagnano nel caleidoscopico universo di Oz con la grazia appassionata dei bambini. Le illustrazioni di Mara Cerri, allo stesso tempo eteree ed espressioniste, appaiono e scompaiono dal grande schermo davanti a noi come sogni, evocati per essere poi disfatti e trasformati in qualcos’altro.
La trasformazione è al centro del mondo di Oz: nel recital della Lagani la ricchezza di storie, voci, e corpi si riassume in unica interprete che da personaggio cantastorie diventa quasi una sacerdotessa immaginifica in grado di plasmare mondi ed esseri strabilianti con le sue parole. Quando lei tace, echi inconfondibili del celebre film di Victor Fleming, come un’inaspettata madeleine sonora, ci trasportano ancora più lontano, nel tempo in cui eravamo bambini come Dorothy. “Giochiamo insieme?” Questa una delle battute iniziali di Ponti in Core, lo spettacolo che portò Fanny e Alexander all’attenzione della critica a metà anni novanta. Un quarto di secolo dopo la compagnia ravennate, che nel 2017 ha festeggiato 25 anni di carriera, continua a rinnovarsi e a giocare con purezza, incanto e oscurità, come solo i veri bambini sanno fare: “Non c’è essere più stupito al mondo e più pronto al mistero della vita e della morte come il bambino”, dice Chiara Lagani. A questo servono i maghi, le favole e il teatro, a farci tornare bambini per ritrovare conoscenza e rinnovamento. L’infanzia è una tematica che permea la poetica di Fanny & Alexander, a partire dal loro nome ispirato all’omonimo film di Bergman cui protagonisti sono due bambini, e attraversa la loro produzione artistica. In particolare, il ciclo del Mago di Oz anima profondamente la poetica della compagnia che ha dedicato un’intera saga teatrale, il progetto O-Z, al multiverso di Baum, di cui I libri di Oz è un nuovo, autonomo capitolo: una favola da ascoltare, un invito al viaggio, un play da giocare che attraversa la nostra immaginazione come un poderoso ciclone.
Inequilibrio Festival e le immagini sul reale, di Maria Francesca Sacco | PAC PaneAcquaCulture | 10 luglio 2024
L’anfiteatro Scabia, nel Castello Pasquini, è la perfetta location per I libri di Oz di Fanny & Alexander, bottega d’arte nata a Ravenna nel 1992, che vede in scena Chiara Lagani nei panni di narratrice e interprete di tutti i personaggi. I romanzi di Frank Baum sono circa quattordici, tutti ambientati a Oz, e l’attrice li ha tradotti e uniti per condurre lo spettatore in un tour tra le stramberie di Oz. La scenografia è semplice, un tavolo e pochi oggetti funzionali al racconto, un libro, le famose scarpette rosse e un grande disco di plastica trasparente che userà per deformare il suo volto. Il testo ha accompagnato gli esordi della compagnia con una serie di spettacoli ispirati alla figura di Dorothy: si tratta quindi di un ritorno al filo, anch’esso rosso, dell’immaginario della compagnia.
Dietro il piano dell’interpretazione, uno schermo sul quale corrono le illustrazioni di Mara Cerri che accompagnano la narrazione. Innumerevoli personaggi passano sulla scena, tutti interpretati da Lagani e dalla sua voce che, con l’aiuto della tecnologia, all’occorrenza diventa quella del robottino Tic Toc o del Leone senza coraggio, mantenendo così salda l’attenzione anche dei più piccini.
I movimenti sempre puntuali dell’attrice sono magnetici per chi osserva il susseguirsi di avventure, grazie al ritmo perfettamente calibrato che non lascia spazio a null’altro, se non allo stupore per la fantasia creatrice di Baum e per la potenza scenica di Lagani che sembra trasformarsi lei stessa nel mago di Oz, tenendo le fila della narrazione fino alla consegna della suggestione che da qualche parte, oltre l’arcobaleno, «il cielo è azzurro e i sogni diventano realtà».