ADDIO FANTASMI

tratto dal romanzo Addio fantasmi di Nadia Terranova (Einaudi, 2018)


ideazione Chiara Lagani e Luigi De Angelis| drammaturgia Chiara Lagani| regia, scene e luci Luigi De Angelis|
con Anna Bonaiuto e Valentina Cervi| musiche e sound design Emanuele Wiltsch Barberio| costumi  Chiara Lagani| con le voci di Mirto Baliani, Consuelo Battiston, Silvio Lagani, Marco Molduzzi, Margherita Mordini, Rodolfo Sacchettini| fonica e supervisione tecnica Mirto Baliani| macchinista Raffaele Basile| organizzazione Maria Donnoli, Marco Molduzzi, Gianni Parrella | amministrazione Morena Lenti, Riccardo Rossi, Stefano Toma| logistica Marcella Santomassimo| distribuzione Isabella Borettini| immagine Mayumi Terada (curtain 010402)| artwork Paolo Banzola|

una produzione Ravenna Festival, E Production/Fanny & Alexander, Infinito Produzioni, Progetto Goldstein, Argot Produzioni|
grazie a Moellhausen fragrances,  Valerio Vigliar| un ringraziamento particolare a Nadia Terranova


Addio fantasmi è la storia di una donna, Ida Laquidara, alle prese con il vuoto di un’assenza: il padre, un giorno, quando lei era bambina, è uscito di casa per non tornare più. Molti anni dopo Ida, che ora vive a Roma, viene richiamata all’improvviso dalla madre a Messina, la sua città natale: la donna deve ristrutturare la casa di famiglia, che vuole mettere in vendita, e ha bisogno del suo aiuto. Quel viaggio riporterà in vita tutti i suoi fantasmi, in un crescendo di inquietudini alimentate dal rapporto irrisolto con la madre.

Dopo L’Amica geniale, Fanny & Alexander porta in scena il romanzo di Nadia Terranova, finalista al Premio Strega 2019, mettendo al centro il rapporto tra due donne, una figlia e una madre, incarnate sul palco da due attrici d’eccezione, Anna Bonaiuto e Valentina Cervi.

DEBUTTO

12 luglio 2022 ore 21, Ravenna Festival, Teatro Alighieri prima assoluta

TOUR

23 luglio 2022 | Kilowatt Festival, Teatro Signorelli, Cortona (AR)
30 luglio 2022 | Le Orestiadi, Baglio di Stefano, Gibellina (TP)
9 agosto 2022 | La Spezia Estate Festival, Piazza Europa, La Spezia
18 settembre 2022 | Nuova Estate Romana, Teatro India, Roma
10-11 febbraio 2023 |  Teatro del Lido, Ostia
14 febbraio 2023 | Teatro Comunale, Ventimiglia
15 febbraio 2023 | Teatro Ponchielli, Cremona
16 febbraio 2023 | Fonderia Leopolda, Follonica
18-19 febbraio 2023 | Teatro Radar, Monopoli
21 febbraio 2023 | Teatro Pergolesi, Jesi
22-23 febbraio 2023 | Teatro Concordia, San Benedetto del Tronto
25 febbraio 2023 | Teatro Nuovo Pacini, Fucecchio
26 febbraio 2023 | Teatro Monte Baldo, Brentonico
1 marzo 2023 | Teatro Galli, Rimini
2 marzo 2023 | Teatro Puccini, Firenze
3 marzo 2023 | Aula Magna Rita Levi Montalcini, Mirandola
4 marzo 2023 | Teatro Asioli, Correggio
5 marzo 2023 | Teatro Niccolini, San Casciano

RASSEGNA STAMPA

ANNA BANDETTINI, Gli spettri di Anna Bonaiuto e Valentina Cervi, due donne figlie della rabbia
GIANNI MANZELLA, «Addio fantasmi», il trauma originario che nasconde i segreti di famiglia


Gli spettri di Anna Bonaiuto e Valentina Cervi, due donne figlie della rabbia, di Anna Bandettini | La Repubblica del 16 luglio 2022

Due attrici brave e popolari: una che è speciale, come Anna Bonaiuto, e il perché lo si capisce appena la si vede in palcoscenico; l’altra, Valentina Cervi, figlia e nipote d’arte, tra le interpreti migliori di tv e del cinema d’autore (anche suo marito, Stefano Mordini, è un cineautore), che ora esorcizza l’approdo in teatro con un lavoro particolare.
Si presentano insieme con freschezza e complicità nei due bei personaggi femminili di Addio Fantasmi, il romanzo di Nadia Terranova, successo del 2018 (Einaudi), finalista allo Strega, che Chiara Lagani alla drammaturgia e ai costumi, e Luigi De Angelis alla regia, cioè i Fanny & Alexander, hanno portato in scena al Ravenna Festival, anche coproduttore, e che sarà il 23 ospite al Kilowatt, il festival da quest’anno sia a San Sepolcro che a Cortona, il 30 alle Orestiadi di Gibellina, il 9 agosto a La Spezia.
Il romanzo di Ida e sua madre, di nuovo insieme nella vecchia casa di Messina dove in passato hanno vissuto insieme le loro infelicità e che ora deve essere sgombrata, risistemata e venduta, diventa un duetto di solitudini: l’uomo di casa è sparito molti anni addietro e loro due rivendicano ognuna una richiesta di salvezza che affoga ne vuoto. Donne diversissime, galleggiano rivali nella routine del trasloco che non si farà, tra dolori e tenaci rancori: un senso quasi di sfida per Bonaiuto che, capelli rigorosamente bianchi, fumatrice, cattura la vita di questa madre restituendola con la sua carica feroce di autocompatimento dietro l’apparente amore materno, crudele nello strafare (e che inventiva di toni ha l’attrice), nel bene e nel male come tante mamme. Cervi non si accontenta del travestimento della figlia rabbiosa; ritrova le frustrazioni vissute in quella casa, inquieta per non averle risolte e dà a Ida quell’apparenza disarmata che nasconde, di solito, la vera agguerrita torturatrice. Curioso che entrambe siano organizzate da una trama registica rigidissima: attraverso gli auricolari ascoltano se stesse recitare e il regista che le guida nei movimenti. Non è follia o virtuosismo, semmai un assecondare il potere di trasfigurazione del teatro, perché quell’espediente spinge verso una semplicità, in linea con lo spettacolo fatto di uno spazio scarno e funzionale, senza oggetti salvo due poltrone e un tavolino, parecchi attimi di straniamento e un’onda di dolore che procede per tutta l’ora di rappresentazione, lenta e casuale come l’ondulare dei teli che delimitano la scena, incarnando perfettamente il respiro del romanzo.

D’altronde il confronto con la letteratura è una parte importante e costellata di successi anche più sperimentali (Ada da Nabokov, Alice, Il mago di Oz) del percorso dei Fanny & Alexander, che compiono trent’anni di collaborazioni, contaminazioni, performance, che hanno avuto un peso nel teatro italiano. Verranno festeggiati nel corso del 2022-2023, saranno ripresi spettacoli e tra le tante iniziative debutteranno Maternità con Chiara Lagani e il nuovo allestimento del Lohengrin di Richard Wagner con la regia di Luigi De Angelis dal 13 novembre al Comunale di Bologna.

 

«Addio fantasmi», il trauma originario che nasconde i segreti di famiglia, di Gianni Manzella | Il Manifesto del 23 luglio 2022

Un vento insistente soffia sulla scena di Addio fantasmi. Fa ondeggiare continuamente le tende leggere che piovono pieghettate dall’alto e racchiudono uno spazio neutro, vuoto ma non chiuso all’esterno. Ché anzi quelle pareti fluttuanti si attraversano con facilità, sono permeabili alle voci che provengono dall’esterno, si può anche rispondergli restando di qua.

All’interno ci stanno solo un paio di poltroncine, dove sedersi un po’ in punta, con l’atteggiamento guardingo di chi ha imparato a stare sulla difensiva• oppure mettersi comode, per mascherare un ancora più profondo disagio. In mezzo, quasi a segnare un confine o una terra di nessuno, un tavolino con un vecchio apparecchio telefonico sembra retrodatare l’azione o forse significare che indietro è rimasto il tempo di questa casa, e non si riesce più a sincronizzarlo.
Una casa piena di infelicità, dice in un altro momento la figlia. È un ritorno a casa lo spettacolo che Luigi De Angelis e Chiara Lagani, lui regista e lei autrice della partitura drammaturgica, hanno tratto dal romanzo di Nadia Terranova pubblicato qualche anno fa da Einaudi.

MA APPENA PRONUNCIATE, queste due parole si sgretolano, perdono concretezza, diventano esse pure fantasmi. La casa che per la madre è ancora «nostra», la casa
di una famiglia che non esiste più da tempo, è stata ripudiata dalla figlia che è andata a star di casa a Roma. Dove una famiglia ce l’ha, e un marito che ogni tanto si fa vivo per telefono. E il ritorno non è tale, non le interessa proprio il motivo per cui la madre l’ha chiamata a Messina, scegliere cosa salvare fra le sue cose prima che la casa sia venduta. A parte una misteriosa scatola rossa, potrebbe buttare via tutto. E infatti la sua, più che un ritorno nella casa che non c’è più, è una fuga da quella che si è fatta. Forse perché Ida è una di quelle persone che, come diceva Elsa Morante, hanno due sangui nelle vene e quando sono qui vorrebbero essere là e quando sono là vorrebbero essere qui. E questo un po’ ce la fa amare. Ed eccole li una di fronte all’altra. La madre elegante nel suo abito scuro, il caschetto di capelli argentei sempre ordinato: mentre lei, Ida, che poi sarebbe la voce narrante nel romanzo, fa ancora un po’ la ragazza, un po’ disordinata e come viene, accovacciata in maniera scomposta sulla poltroncina con i lembi del vestito leggero che non stanno mai a posto. In scena ci sono due attrici impeccabili. Una grande Anna Bonaiuto, che vela il dolore dietro la maschera della concretezza, e Valentina Cervi che porta con leggerezza un nome impegnativo e si mette con discrezione alla prova del palcoscenico (nello specifico quello del Teatro Alighieri per il Ravenna festival), dopo molto cinema e televisione. Se c’è un ritorno non fantasmatico, vien da dire, è a un teatro che fa dell’arte dell’attore il proprio cardine e qualche disagio magari lo trasmette, qualche nota che si insinua stridente nel pensiero, in mezzo al troppo teatro del consenso che ci affligge da ogni lato.
INSOMMA, se immediatamente si era potuto pensare al bellissimo Terremoto con madre e figlia di parecchie stagioni fa, complice la presenza imponente di Anna Bonaiuto, alla prova ne misuriamo tutta la distanza. Se là, nel primo lavoro teatrale di Fabrizia Rainondino, era tutto un tenace andar dietro al filo della memoria, e la casa in cui si rifletteva il sentimento della vita era quella lesionata dal terremoto che madre e figlia avevano dovuto lasciare, non la casa «orribile» in cui ora vivevano accampate — qui la memoria è sorella crudele, terreno di scontro sanguinoso. Te lo ricordi? Anche i ricordi non combaciano, nemmeno quello del film visto insieme. E con fatica ma inesorabilmente viene fuori il trauma originario, quel non detto che aleggiava fin dall’inizio. Il padre una mattina se n’è andato, non è più tornato, e ora chissà dov’è, chissà se è ancora vivo. Anche nei sogni continua a sparire. Vi amavate? Ferita d’amore non si sana. E allo scontro bisogna arrivarci.

Dopo ci si può concedere il tentativo di un abbraccio, magari condito con un piatto di rigatoni con le melanzane. E dire addio così alle parole fantasma, spazzate via da un vento leggero. Se Terremoto con madre e figlia era la storia di un distacco lacerante tra madre e figlia, ma anche il distacco dalla giovinezza per la madre che ancora si sentiva figlia, Addio fantasmi ci dice di un possibile pacificarsi in quel qui e là fra le zone della mente che possiamo chiamare Messina e Roma.