WEST
Premio Ubu 2010 Miglior attrice protagonista a Francesca Mazza
Premio dello Spettatore 2010-2011 – Teatri di Vita
produzione Fanny & Alexander, Festival delle Colline Torinesi | ideazione Luigi de Angelis e Chiara Lagani | dj-set Mirto Baliani | drammaturgia Chiara Lagani | testi Chiara Lagani e Francesca Mazza | costumi Chiara Lagani e Sofia Vannini | regia, spazio scenico Luigi De Angelis | con Francesca Mazza | persuasori occulti Marco Cavalcoli e Chiara Lagani | realizzazione scenotecnica Nicola Fagnani (Atelier OperaOvunque) assieme a Giovanni Cavalcoli e Simonetta Venturini | sartoria Marta Benini | promozione e ufficio stampa Valentina Ciampi e Marco Molduzzi | logistica Sergio Carioli | amministrazione Marco Cavalcoli e Debora Pazienza | si ringraziano Ravenna Teatro – Teatro delle Albe, Davide Sacco
“West” è l’estremo dei punti cardinali della storia del Mago di Oz. Lo spettatore sarà “imprigionato” assieme a Dorothy da una strana forma di incantesimo, una trappola del linguaggio capace di sospendere a tratti la facoltà di esprimere un giudizio, la possibilità di compiere delle scelte, dire sì o no alle cose che saranno proposte.
Il lavoro, incentrato sulle tecniche della manipolazione sottile del linguaggio pubblicitario, intersecherà motivi mitici a motivi legati alla contemporaneità, alla cronaca e ai grandi emblemi dell’occidente.
Lo spettatore è qui un consumatore, oggetto di stimoli continui, soggetto alle trame sottili di una persuasione occulta ai suoi danni continuamente perpetrata, prigioniero e allo stesso tempo potenziale scardinatore della gabbia in cui è stato calato: scendere vigilmente nel pozzo profondo in cui precipita la truccatura della “strega”, le sofisticate tecniche della comunicazione massmediatica, vuol dire assumersi l’impresa della risalita, e al contempo il rischio del non ritorno.
“West” sarà una sorta di parabola contradditoria, una metafora dell’immaginario contemporaneo e delle sue derive, del potere che le immagini hanno su di noi.
Sullo sfondo l‘Occidente e i suoi simboli, e il corpo martoriato eppure incredibilmente “normale” della nostra società.